lunedì 2 gennaio 2012

MP - L'IMPRONTA ROVESCIATA. LO SPAZIO E IL CORPO - A.A. 2011/2012 - programma del laboratorio

 
Stelarc, Amplified Tension

spazi violati, spazi amati, spazi malati, spazi flaccidi, spazi sensuali, spazi deformi, spazi scheletrici, spazi morbidi, spazi rigidi, spazi negati, spazi rifatti, spazi che si amano, spazi che si attraggono, spazi che si rifiutano, che non si sopportano, che invecchiano, che odorano, che crescono, che non si dimenticano, che sono dentro di noi, che vorremmo ancora percorrere, vivere, ma che sono nella nostra mente, o nella nostra immaginazione, perché non sono mai esistiti, o non li abbiamo mai incontrati, o non li abbiamo mai avuti, e che forse non sono spazi, non sono corpi, sono altro, tra il nostro interno e il nostro intorno, impronte rovesciate, che non potranno mai restituire ciò che è stato dato. M.P.

Il tema del Laboratorio di tesi di Architettura degli Interni III, tenuto con la collaborazione della storica dell'arte Maria Elena Minuto nell'A.A. 2011/2012, sarà lo spazio e le sue relazioni con il corpo, e viceversa. Sempre che le due “entità” possano essere disgiunte.
Il filosofo tedesco Martin Heidegger si domandava in "Corpo e Spazio": “Cos'è, dunque, lo spazio in ciò-che-gli-è-proprio? (…) Se facciamo attenzione a ciò-che-è-più-proprio dello spazio, ossia al fatto che fa-spazio, siamo finalmente in condizione di scorgere uno stato di cose rimasto fino ad oggi precluso al pensiero. Si tratta di vedere in che modo l'uomo è nello spazio. L'uomo non è nello spazio come un corpo."

Eadweard Muybridge , Running away, 1885
Il rapporto tra corpo (umano) e spazio è implicito in architettura, ma quanto viene considerato dai progettisti, in particolare quando si tratta di definire i luoghi dell’abitare a partire dall’interno?
In che modo il corpo, entrando in contatto con un ambiente, può produrre una determinata situazione spaziale attraversabile, non solo fisicamente ma anche emotivamente e percettivamente?

Claude Parent, Biennale di Venezia, 1970
Proviamo a considerare le esperienze provenienti dal mondo dell’arte contemporanea, nel quale a partire almeno dagli anni Sessanta del secolo scorso, il corpo ha cessato di costituire esclusivamente un oggetto privilegiato di consumo visivo, di rappresentazione e di riflessione teorica, per divenire a tutti gli effetti presenza attiva, mezzo d’espressione-comunicazione, spazio concettuale e simbolico sul quale intervenire. L’analisi del ruolo e delle diverse declinazioni che la corporeità ha assunto nelle differenti epoche e contesti storico-culturali, consentirà di entrare in contatto con tutte quelle ricerche e pratiche artistiche (performance, installazione, video-art, pittura, scultura) che hanno posto e che tutt’ora situano il corpo al centro delle proprie riflessioni-intenzioni-azioni.
Esperienze che hanno avuto un parallelo in alcune non-opere dell’architettura radicale, tra le quali citiamo le azioni urbane e spaziali, fatte di sfere, schiume e strutture pneumatiche, dei viennesi Haus-Rucker-Co e Coop Himmelblau, dal valore primariamente politico.
Anni in cui le prove di case/capsula a misura di corpo, quasi seconda pelle per una definizione minima della sfera individuale, trovavano forma nei cilindri trasparenti di Hans Hollein.

 
Hans Hollein, Mobiles Buero, 1969
Pensiamo inoltre ad alcune sperimentazioni della danza contemporanea, che considerano lo spazio non in senso scenografico ma coreografico/architettonico, ponendolo così come soggetto performativo al pari del corpo, in un’idea di Gesamtkunstwerk di avanguardistica memoria.

Trisha Brown, Walking on Wall, 1971
Le relazioni spazio/corpo possono portare inoltre all’architettura antropomorfa e alla fisiognomica – si pensi tra i tanti esempi a Ricardo Porro – dove a prevalere sembra essere l’aspetto puramente formale e linguistico, non privo di fascinazioni sensuali ed erotiche.

Ricardo Porro, Maison des Jeunes_Vaduz_Lichtenstein_1972


Per il progetto di tesi, in una prima ipotesi, si propongono tre campi di intervento, tre ambiti, o forse tre metafore:

1. LO SPAZIO – PROTESI
2. LO SPAZIO E IL SUO DOPPIO (IL CORPO)
3. SPAZIO COME CORPO

Per la tesi, gli studenti, individualmente o in coppia, dovranno definire nel corso del primo semestre un tema personale che rientri nell’ambito dei macro-temi proposti. Nel secondo semestre dovrà essere sviluppata la fase progettuale vera e propria.

BIBLIOGRAFIA

Architettura – teoria
- Vidler Anthony, The Architectural Uncanny, Massachusetts Institute of Technology, Cambridge, 1994 (trad. it, Il perturbante dell’architettura, Einaudi, Torino, 2006)
- Vidler Anthony, Warped Space, Massachusetts Institute of Technology, Cambridge 2000; trad. It, La deformazione dello spazio, PostmediaBooks, Milano, 2009

Architettura – fisiognomica e antropomorfismo
- Feuerstein Günter, Biomorphic Architecture: Human and Animal Forms in Architecture, Edition Axel Menges, Stuttgart, 2002

Arte - generale
- Foster Hal et al., Art since 1900. Modernism, Antimodernism, Postmodernism, London, Thames & Hudson, 2004 (tr. it. Arte dal 1900, Milano, Zanichelli, 2006).

Arte – corpo e performance
- Goldberg Roselee, Performance. Live art since the 60s, Thames & Hudson, London, 2004
-  Macrì Teresa, Il corpo postorganico. Sconfinamenti della performance, Costa & Nolan, Genova, 1996
- Jones Amelia, Presence in Absentia: Experiencing Performance as Documentation, in "Art Journal", Vol. 56, No. 4, College Art Association, 1997, pp. 11-18
-  O'Reilly Sally, Il corpo nell’arte contemporanea, Piccola Biblioteca Einaudi. Mappe, Torino, 2011

Filosofia
-  Heidegger Martin, Corpo e spazio. Osservazioni su arte-scultura-spazio, Il Melangolo, Genova, 2004

VIDEOGRAFIA
si suggerisce inoltre la visione dei seguenti video, reperibili su ubuweb.com:

- Hans Namuth, Pollock Painting, 1951, 10:13 min, color, sound.
- Yves Klein, Anthroponometries of the Blue Period and Fire Paintings: Two Performances, 1960, 7:00 min, color, silent.
- Yvonne Rainer, Hand Movie, 1966, 6:17 min, b&w, silent.
- Vito Acconci, Association Area, 1971, 62:00 min, b&w, sound.
- John Baldessari, Six colorful inside Jobs, 1971, 32.57 min, color, silent.
- Marina Abramovic, Freeing the Body, Berlin 1976, Galerie Mike Steiner, 360:00 min, b&w, sound.

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