venerdì 23 aprile 2010

MP - L'Intruso - A.A. 2009/2010 - programma del laboratorio


Coop Himmelblau 1967
Pubblichiamo il programma del laboratorio di tesi di Interior Design del terzo anno della Scuola di Design di NABA.
Nel primo mese (novembre 2009) abbiamo invitato come visiting professor Antonio O’Connell, architetto e artista di Città del Messico, artista residente in O’ per il programma O’A.I.R. nei mesi di ottobre e novembre 2009.
Il corso si svolge con la collaborazione di O’, via Pastrengo 12, Milano, nell’ambito del programma O’in:NABA a cura di Michele Porcu.



DENTRO PARAcity: L'INTRUSO
INSIDE PARAcity: INTRUDER

parassiti in rete
parassiti che mangiano dall’interno la banalità del quotidiano
parassiti che distruggono per costruire l’inespresso
parassiti che crescono e sostituiscono nel tempo la struttura della quale si nutrono
parassiti autonomi energeticamente, che cedono energia in favore di altro
parassiti nel territorio isolati a formare altri paesaggi
parassiti sottoterra
parassiti della città degradante e cancerogena
parassiti come anti-parassiti
parassiti come cura omeopatica

(l’architettura è un virus)

PREMESSA

Di fronte alla crisi teorica complessiva dell’architettura e del design (ma una teoria del design deve forse ancora venire) e ancor più di fronte alla difficoltà di definire l‘ambito disciplinare dell’architettura degli interni - che forse non può essere separata dall’architettura tout cour – un’ipotesi è quella di partire dalle esperienze più estreme dell’architettura moderna e contemporanea. Ponendosi in continuità (che poi deve diventare necessariamente discontinuità) con queste, possiamo immaginare nuovi modelli abitativi, nuove risposte a emergenti bisogni collettivi e individuali, proposte che facciano a loro volta sorgere differenti modi di vita, funzioni non previste in sistemi chiusi e deterministici.

Ci si collega dunque ai progettisti sperimentali, radicali e visionari come Buckminster Fuller, Cedric Price, Constant (The New Babilon), Yona Friedman (+GEAM, la Ville Spatiale), Eckhard Schulze-Fielitz, David Georges Emmerich, agli Archigram, ai visionari austriaci di fine anni 60 (Coop Himmelblau, Haus Rucker-Co, Gunter Domenig), alle architetture-sculture informali francesi degli anni 60, a Pascal Hausermann (e le sue cellule), al lavoro di Claude Parent e alla sua idea di “vivre a l’oblique”, a Lebbeus Woods, al Cyberspace di Greg Lynn e Marcos Novak.
Progettisti molto differenti, ma tutti caratterizzati dall’aver proposto idee nuove di abitare, di architettura, di città, attraverso megastrutture e cellule, elementi mobili e smontabili, infiltrazioni e metamorfosi, spazi fuori dalle convenzioni.

1. TERMINI E INTERVENTI

Cos’è PARA?

Dal dizionario (1):
para-2 ~ Prefisso di composti, derivati dal greco o formati modernamente, nei quali indica sia vicinanza, sia somiglianza, affinità o anche relazione secondaria, deviazione, alterazione, contrapposizione.
[Dal gr. pará 'presso, accanto, oltre, ecc.'].

Si passa dunque dal significato localizzante di “in prossimità di”, “di fianco a” “oltre”, a quello componistico di “da parte, inopportuno, imperfetto, irregolare, disordinato, improprio, sbagliato”.
Cos’è PARAcity?
PARAcity è una città irregolare, in un certo senso “sbagliata”, che vive a fianco e oltre la città esistente.
PARAcity è una città parallela, con concetti di spazio e tempo differenti.
PARAcity viene intesa come sistema in rete di elementi e spazi sperimentali abitabili.
PARAcity, in quanto rete discontinua, cerca di provocare disturbo nei sistemi gerarchici urbani e metropolitani.
L’obiettivo è quello di introdurre zone libere (come le Free-Zone di Lebbeus Woods) e autonome (come le T.A.Z. - Zone Temporanee Autonome del teorico americano Haikim Bey) al fine di avviare processi di trasformazione di sistemi gerarchici in eterarchici. O comunque iniettare nel sistema frammenti di spazi liberi, non necessariamente determinati funzionalmente, che anzi possano creare funzioni nuove e non previste, favorendo logiche non deterministiche e così aprendo al caso.
PARAcity contempla un diverso modo di progettare gli spazi e di intervenire sulla città esistente.
PARAcity è un concetto da esplorare e al quale dare forma.
Chi abita PARAcity cerca un modo diverso e difforme di abitare.

Il concetto di PARAcity potrebbe in un certo senso collegarsi a quello di Pararchitettura espresso da Bernard Tschumi e dal critico ingese Anthony Vidler, e derivato da quello filosofico di Paraestetica, definito a sua volta da David Carroll (direttore del Program in Critical Theory alla UCI - University of California, Irvine), e coniato in riferimento al mondo della riflessione estetica descritto nell’opera di Nietzsche, Lyotard, Foucault e Derrida:

“Io uso questo termine per indicare che mi avvicino all’arte nei termini delle sue relazioni con l’extra-estetico in generale.
(…) La Paraestetica indica qualcosa come un’estetica che si rivolta contro se stessa, o si spinge oltre i propri limiti, un’estetica imperfetta, irregolare, disordinata, impropria - non contenta di rimanere entro l’area che l’estetica definisce.
La Paraestetica descrive un approccio critico all’estetica per cui l’arte è una questione e non un dato, un’estetica in cui l’arte non ha un posto determinato o una definizione prefissata. (…) Paraestetica indica, allora, più un’estetica bastarda, parassitaria, trasgressiva, critica, che una ‘vera’ estetica”. (2)

Come nota Anthony Vidler,
“è importante notare che “Paraestetica” non è un’estetica dell’irregolare, del disordinato e dell’improprio, né un’estetica che ha semplicemente infranto i confini della convenzione, nel senso inteso da tanta teoria estetica romantica; è, piuttosto, un’estetica autenticamente impropria.” (3)

Cos’è PARASSITA?

Dal dizionario (1) :
parassita (raro parassito; arc. parasito) agg. e s.m. (pl.m. -i)
1. s.m. In biologia, qualsiasi organismo animale o vegetale che viva a spese di un altro; frequente come agg.: insetti p., piante p.; organismo p.; nell'uso comune, spec. per indicare qualsiasi insetto parassita dell'uomo (come il pidocchio, la cimice, la pulce): letti pieni di p. • fig. Persona che vive senza lavorare, sfruttando le fatiche altrui.
2. s.m. Il tipo dello scroccone sfrontato, amante della buona cucina, spesso invitato ad allietare con buffonerie i commensali, reso celebre soprattutto dalla tradizione comica classica; in origine, funzionario culturale ateniese chiamato a partecipare alla divisione della vittima nei sacrifici.
3. agg. In aeronautica, di aereo portato da altro aereo di mole maggiore, dal quale può distaccarsi per compiere una missione autonoma • Nella tecnica delle radiocomunicazioni, dei disturbi di diversa natura e origine che possono perturbare la ricezione ~ Con altro senso: antenna p., che non viene alimentata direttamente • In fisica: correnti p. (o correnti di Foucault), quelle indotte in grossi conduttori metallici immersi in campi magnetici variabili.
4. s.m. e agg. In linguistica, elemento paretimologico.
[Dal lat. parasitus, che è dal gr. parásitos 'commensale', comp. di para- 'para-2' e sîtos 'cibo'].

In architettura, con passaggio metaforico, è un elemento di relative piccole dimensioni che si posiziona a fianco, sopra o dentro un’architettura esistente, utilizzandone alcuni elementi strutturali, aggiungendo senso differente. Le due identità rimangono distinte e gli spazi individuabili. È possibile il passaggio inverso, il ritorno allo stato originario.
Procedimento: appoggiare
Parole chiave: simbiosi / microarchitettura [xs] / architettura nomade

Cos’è INNESTO ?
Dal dizionario (1):
Innesto: s.m. In botanica, l'operazione consistente nell'inserire in una pianta (detta portainnesto) una parte di un'altra pianta (detta nesto) di specie o varietà diversa, allo scopo di ottenere un nuovo individuo; si effettua di solito per ottenere qualità più pregiate di frutti.
[deverbale da lat. volg. ininsitare, comp. di in e insitare, forma intensiva di inserere 'inserire'].

In architettura è una trasformazione dall’interno (anche con possibile processo che parte da fuori) di uno spazio esistente, che di conseguenza cambia identità. È un frammento che può rigenerare la struttura ospite, dalla quale è difficilmente poi separabile.

Procedimento: trasformare
Parole chiave: destrutturazione / intrusione / incastro / crescita

Cos’è INTRUDER?

Intruder in inglese = Intruso in italiano

Dal dizionario (1):
intrudere v.tr. (p. pass. intrùso), lett. Introdurre, per lo più a forza o indebitamente. / Immettere, illecitamente o arbitrariamente, in un ambiente
[Dal lat. mediev. intruděre, comp. di in e truděre 'cacciare, spingere'].

Intruder è uno spazio architettonico sperimentale radicalmente nuovo, prodotto attraverso un processo parassitario o per innesto.

2. IMMAGINAZIONE/FANTASIA
Scrive Italo Calvino nelle sue “Lezioni Americane” - riassumendo il pensiero di Jean Starobinski relativo alla storia dell’immaginazione (v. “L’impero dell’immaginario”):
“dalla magia rinascimentale d’origine neoplatonica parte l’idea dell’immaginazione come comunicazione con l’anima del mondo, idea che sarà poi del Romanticismo e del Surrealismo.
Questa idea contrasta con quella dell’immaginazione come strumento di conoscenza, secondo la quale l’immaginazione, pur seguendo altre vie da quelle della conoscenza scientifica, può coesistere con quest’ultima, e anche coadiuvarla, anzi essere per lo scienziato un momento necessario per la formulazione delle sue ipotesi”.

Secondo il filosofo Natoli, bisogna immaginare mondi, e farlo in modo definito.
Esplorare il probabile. Immaginare è oltrepassare la realtà, non negandola ma partendo dalla realtà stessa. L’immaginazione dunque anticipa il mondo, e si pone al di là del bene e del male.
Anzi, fa vedere il male, la catastrofe. L’immaginazione in questo senso, è catartica.

Questi mondi utopici, prodotti della fantasia, seguendo un altro filosofo italiano, Sergio Girone, per essere tali non devono però essere realizzati. Deve permanere un’apertura incolmabile.

Secondo Giacomo Marramao, la fantasia è sempre inattuale.
Oggi non ha più a che fare con l’immaginazione (aspetto iconico della fantasia) ma più con la passione , le emozioni, con la nostra corporeità (4) .

I mondi utopici sono proiezioni oltre il reale che servono al reale come guida, possibilità prefigurate, esercizi di possibilità, aperture di possibilità.

citazioni:
(1) da: Devoto - Oli, Dizionario della Ligua Italiana, Le Monnier, Firenze, 2002
(2) David Carroll, Paraestethics: Lyotard, Foucault, Derrida, Metheun, New York, 1987
(3) Anthony Vidler, Il perturbante dell’architettura. Saggi sul disagio nell’età contemporanea, Einaudi, Torino, 2006. (ed. originale: A.V., The Architectural Uncanny. Essays in the Modern Unhomely, MIT, Cambridge (Mass.) - London, 1992)
(4) da un dialogo tra i filosofi Salvatore Natoli, Sergio Girone, Giacomo Marramao e altri, avvenuto durante il Festival di Filosofia di Modena 2008

3. PROGETTO

Nelle Città Invisibili di Italo Calvino, Marco Polo racconta a Kublai Khan 55 brevi storie di altrettante città visitate (immaginate). Le città, tutte con nome di donna, appartengono a 11 temi (La città e la memoria, La città e il desiderio, La città e i segni, Le citta sottili, Le città e gli scambi, Le città e gli occhi, Le città e il nome, Le città e i morti, Le città e il cielo, Le città continue, Le città nascoste). Ogni tema ha 5 città. Nel libro i temi sono mescolati e le città raccolte in 9 capitoli, intervallati (e preceduti e conclusi) da dialoghi tra il viaggiatore veneziano e l‘imperatore e condottiero mongolo.
Le città sono fuori dai parametri di spazio e tempo, sono mondi immaginari sottilmente legati al nostro mondo contemporaneo. Attraverso le città si parla delle relazioni tra gli uomini, e tra gli uomini e i loro luoghi.

Riusciamo oggi, come progettisti e non-scrittori, a immaginare altre città, e a scriverne una storia?
Riusciamo poi a entrare dentro quelle città e a immaginare i loro spazi interni (interiori)?
E a farne poi un progetto?

Riusciamo a pensare per opposti, e a sostituire la memoria con il suo opposto (dimenticanza, oblio, amnesia...?), gli occhi con il loro opposto (ma esiste?), e così via?

E ancora, lo spazio interno può essere un frammento di città?

Cosa può significare progettare uno spazio (interno) al di là delle sue funzioni, programmi che seguono regole consolidate, fuori da ogni schema pre-determinato?

Qual è il nostro spazio ideale, dove vivere, paradisiaco o infernale che sia?

Ma poi cos’è lo spazio? E lo spazio architettonico? E lo spazio architettonico interno?

Il progetto di tesi


Città visionaria
Consideriamo la città scritta (che poi è un mondo e un modo di vita e dunque un luogo di relazioni e dunque anche un interno, un insieme di interni, una rete di interni) la nostra città utopica, ideale, perfetta, proiezione dei nostri desideri, ideali, ansie, angosce, incubi, sogni, speranze. Raccontiamola da visionari, e poi come facendo uno zoom, raccontiamo anche gli interni di questa città. E se non esistono luoghi definibili come interni (e la cosa potrebbe anche essere), raccontiamo come vivono i singoli individui, facendo un cambio di scala.
Il nostro dovrà essere un racconto analogo a quelli di Calvino, ma con la nostra anima, con la nostra immaginazione, con la nostra visionarietà.

L’interno come intruso.Paracity (daremo poi un nome specifico) è la costruzione nel reale della nostra città utopica. Poichè lavoriamo dentro città esistenti e costruite, Paracity sarà una città fatta di frammenti. Nello specifico di frammenti interni. Questi frammenti sono degli intrusi nella città consolidata. I processi possono essere parassitari o per innesto, o altri da definire. Si cercano nuove tipologie o antitipologie.

Il luogo
Il luogo scelto per il progetto è lo spazio O’ a Milano. Questo dovrà essere trasformato, dovrà essere pensato come uno dei nodi di una rete immaginaria di spazi che nel loro insieme potrebbero costituire la nostra Paracity. Dovrà essere fatto un lavoro sullo e con lo spazio architettonico interno abitativo.

Con questo progetto cerchiamo di sondare la potenza dell’immaginazione, di quel “pensare immaginando” che è per A.G. Baumgarten (“Metafisica”) l'estetica della fantasia.

4. BIBLIOGRAFIA DI BASE

Storia e critica, esempi

sull’architettura radicale, sperimentale e visionaria, testi di e su (primo elenco):

- Kurt Schwitters
- Frederick Kiesler *1
- Buckminster Fuller *2
- Cedric Price
- Situazionisti (Constant, Guy Debord, Asger Jørn)
- Archigram *3
- Yona Friedman
- Architetti/artisti radicali viennesi di fine anni ’60: Coop Himmelblau, Haus-Rucker-Co, Pichler etc *4
- Claude Parent *5
- Gordon Matta Clark*6
- Lebbeus Woods *7
- Cyberspace: Marcos Novak e Greg Lynn*8
- Lars Spuybroek / NOX*9
- Francoise Roche

come prima indicazione, si suggeriscono:

testi generali:

Neil Spiller, Visionary Architecture. Blueprints of the Modern Imagination, Thames & Hudson, London, 2006.
(libro molto interessante, da leggere, riassume tutta l’architettura visionaria del XX secolo fino ad oggi, con riferimenti ai precedenti storici - Piranesi, Boullé, Ledoux)

*4 Gϋnther Feuerstein, Visionary Architecture in Austria in the Sixties and Seventies, Biennale di Venezia, 1996

testi specifici/monografie:

*1 Maria Bottero, Frederick Kiesler. Arte Architettura Ambiente, Milano, Electa, 1995

*2 Michael John Gorman, Buckminster Fuller. Architettura in movimento, Skira, Ginevra-Milano, 2005

*3 A Guide to Archigram, Academy Editions, London, 1994

*5 - Claude Parent con Paul Virilio, Vivre à l’oblique, Jean-Michel Place Éditions, Paris, 2004 (edizione originale 1970)
- Nicoletti Manfredi, Claude Parent. La funzione obliqua, Testo & Immagine, Torino, 2003

*6 - Corinne Diserens, Gordon Matta Clark, Phaidon, London, 2003
- Elisabeth Sussman, You Are the Measure, Whitney Museum of American Art, new York, 2007

*7 - Lebbeus Woods, Radical Reconstruction, Princeton Architectural Press, New York,
1997
- Lebbeus Woods, The Storm and the Fall, Princeton Architectural Press, New York, 2004
- Peter Noever ed., Lebbeus Woods. System Wien, Hatje Cantz Verlag, Ostfildern-Ruit, 2005 (catalogo inglese/tedesco della mostra al MAK di Vienna, 2005)

*8 Neil Spiller e Martin Pearce, Architects in Cyberspace, Architectural Design Profile n. 118, London, Wiley-Academy, 1995

*9 Lars Spuybroek et al., NOX. Machining Architecture, Thames & Hudson, London/New York, 2004

Teoria

sull’architettura:

Anthony Vidler, Il perturbante dell’architettura. Saggi sul disagio nell’età contemporanea, Einaudi, Torino, 2006. (ed. orig.: The Architectural Uncanny. Essays in the Modern Unhomely, MIT, Cambridge (Mass.) - London, 1992
(da leggere soprattutto l’introduzione e la prima parte generale “Case”. Le sezioni seconda “Corpi” e terza “Spazi” sono saggi monografici su singoli architetti comunque molto interessanti)

Rem Koolhaas, Junkspace, Quodlibet, Macerata, 2006
(contiene tre saggi dell’architetto olandese tradotti in italiano, i cui titoli originali sono: Bigness or the problem of the Large, 1995 - The Generic City, 1995 – Junkspace, 2001)

sulle reti come sistema sociale-politico, anarchismo nomade:

Hakim Bey, T.A.Z. (Zone Temporaneamente Autonome), Shake Edizioni, Milano (edizione originale: T. A. Z., The Temporary Autonomous Zone, 1985)

Sulla città immaginaria (letteraria)


Italo Calvino, Le Città Invisibili, Einaudi, Torino, 1972

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