venerdì 21 dicembre 2012

SEMPIONE 1992-2012. 20 ANNI DI UNA TESI. Michele Porcu e Laura Bettinelli

Planimetria in corrispondenza del "Bosco Chiodato"
"Bosco Chiodato"- una palificazione a maglia regolare (3x3m. altezza pali 11 m) trattiene in sospensione "zolle" in acciaio


Era il 21 dicembre del 1992 quando due studenti di Architettura del Politecnico di Milano portavano in discussione una lunga e complessa tesi dal titolo "Sempione. Un ponte ambientale dal nucleo storico all'intorno. E viceversa". Gli studenti erano il sottoscritto e la sua compagna di studi Laura Bettinelli. Il progetto era stato seguito da un Maestro dell'architettura italiana, Vittoriano Viganò, Professore di quella Facoltà nel corso di Composizione Architettonica III.
La tesi, fortemente riformista sul piano urbanistico, si manifestava in ogni suo aspetto radicale sul piano architettonico e formale, influenzata in maniera esplicita dalle ricerche che si andavano sviluppando sin dai primi anni ottanta in ambito anglosassone e austriaco-tedesco e che, in maniera un po' semplificatoria, venivano raccolte sotto l'etichetta del decostruttivismo, in particolare dopo la Mostra del MOMA di New York del 1987 curata da Mark Wigley e Philip Johnson. 
La tesi non potè che suscitare scandalo, e fu oggetto di violenti attacchi da parte di una Commissione principalmente accademica e reazionaria. Negli anni successivi, gli apprezzamenti di architetti come Rem Koolhaas e Lebbeus Woods in qualche modo mitigarono i ricordi di quella difficile giornata.
La tesi prevedeva il ripensamento dell'idea di centralità milanese, espansa fino alla terza cerchia, quella tardo-ottocentesca del Beruto, da attuarsi attraverso una ridefinizione della viabilità urbana e dunque dei trasporti pubblici come mezzo strategico di intervento. Questo permetteva la pedonalizzazione parziale o totale dei principali assi radiali. Il caso studio era Corso Sempione, da questo punto di vista il principale in quanto facente parte di un sistema architettonico-monumentale-urbano storico ben definito e consolidato, che partendo da Piazza del Duomo, si sviluppa attraverso il Castello Sforzesco e poi il Parco Sempione. Corso Sempione, in questa ipotesi, sarebbe divenuto la cerniera di collegamento a fruizione verde-pedonale tra nucleo antico e la città del dopoguerra e ancora in corso di ridefinizione. 
Lungo i due chilometri del Corso, a sistema con il verde ridisegnato, venivano collocati alcuni spazi di sosta, come il "Bosco Chiodato" e lo "Spazio Mosso", che nascevano dal disegno a terra elaborato a partire dalla reiterazione di una linea spezzata. In Piazza Firenze, a parziale conclusione dell'intervento, veniva collocato un elemento "a tre gambe" tendente alla verticalità, lo "Scheletro dell'Architettura".

Di seguito riporto alcune immagini di una selezione dei numerosi disegni e modelli che costituivano un lavoro durato due anni. Due anni fondamentali per la crescita e la costruzione di un primo pensiero sulle possibilità dell'architettura, che si sono potute esprimere solo in piccola parte nei venti anni successivi.

Il Corso Sempione dalla Piazza omonima (in arancione) a Piazza Firenze
Assonometria di un tratto dell'intervento. In grigio i verdi orizzontali, il giallo indica simbolicamente una pavimentazione in pietra bianca, in rosso la pietra Simona, nella realtà più violacea.  Il progetto complessivo arrivava fino alla definizione degli elementi di strutturazione dello spazio aperto, quali le sedute e gli elementi di illuminazione
Planimetria dello "Spazio Mosso": in argento una pavimentazione in metallo, le linee bianche sono volumi di luce,  il poligono a cinque lati è un volume sospeso. Le forme disegnate a terra dalla linea spezzata, qui come nel "Bosco Chiodato", diventano zolle che si alzano, piegano o rimangono sospese su pali.
"Bosco Chiodato" - veduta da terra
"Scheletro dell'Architettura a tre gambe" - prima versione 1990 (fotografia del modello in legno e  pianta)

"Scheletro dell'Architettura a tre gambe" - seconda versione (fotografie del modello in acciaio saldato)



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